martedì 16 febbraio 2010

Cinema


C'ERANO UNA VOLTA

LA
PAROLA E LA STRETTA DI MANO


Premesso che bugiardi e farabutti esistono da sempre, in questo post vorrei concentrare l'attenzione sull' oramai dilagante "costume" di cambiare, a proprio piacimento e convenienza, l'atteggiamento nei rapporti verso il prossimo, sia esso un amico, un parente, un conoscente e, ancora peggio, una persona con cui si è stabilito un rapporto di lavoro. Il non mantenere quello che si è detto, anche solo pochi minuti prima, sembra essere divenuto oramai "normalità". Anzi, oggi è la persona seria ad esser guardata con sospetto. Per non parlare della stretta di mano che oramai non va oltre il semplice saluto. Negli accordi o non la si da più, perchè comunque se ne ricorda e se ne teme l'importante valore oppure, nel caso più sfacciato, la si protende nella più completa malafede.

Fenomeni che nel lavoro sono all'ordine del giorno, ma è nella politica che il "morbo" è divenuto più aggressivo. Ed al momento non si intravedono possibilità di cura. A questo punto il vecchio saggio direbbe di non fare di tutta un erba un fascio. Giusto. Non ci resta che indiduare e selezionare i fili buoni e... sperare...




LA STORIA INSEGNA  che un deterrente al fenomeno era in passato l'istituzione delle Confraternite o delle Corporazioni, a cui quasi tutta la popolazione aderiva. Un deterrente si, ma il potere e il denaro hanno dato sempre alla testa a qualcuno. Comunque il fatto che il furbetto acquisiva un disonore e veniva radiato dalla confraternita nonchè "additato" dalla comunità, diciamo creava molti spunti di riflessione sul compiere o meno una determinata azione. Azione che ricadeva non solo sugli eventuali anni di carcere, ma sull'intera "marcata" esistenza. E pensare che nel periodo in cui alcune confraternite fungevano anche da "banche", il disonore veniva acquisito solamente nel chiedere un prestito. Il confratello doveva uscire dall'ordine e poteva rientrarvi solamente dopo aver restituito la somma più gli interessi in libbre di cera per la chiesa o cappella a cui la confraternita faceva riferimento. A quel punto il confratello riacquisiva l'onore e veniva riammesso a pieno titolo sia dalla confraternita che, di conseguenza, dalla comunità. (fonte: libro della Congregazione dell'arte suaria)




Alcuni degli argomenti esposti sopra vengono trattati dal film di Pupi Avati


IL FIGLIO PIU' PICCOLO





Dal 19 febbraio nelle sale, Avati lascia le atmosfere passatiste o nostalgiche a favore di una vena più cinica, più cattiva. Per raccontare la desolante Italia di oggi: quella dei furbetti del quartierino, delle regole civili e morali che saltano, del gossip mediatico, dei cialtroni che arrivano (quasi) ai vertici del potere finanziario. E a incarnare tutto questo, un Christian De Sica che lascia la tranquilla tradizione cinepanettonica per misurarsi con un ruolo difficile. Un immobiliarista rampante e senza scrupoli: simbolo devastante del Belpaese attuale... segue  (fonte La Repubblica)






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